Malmedy: l'ultima scossa di odio 

Il crepuscolo della Seconda Guerra Mondiale, tra le altre atrocità, ci lascia in eredità alcuni episodi che ben riassumono la consapevolezza dei tedeschi, di essere arrivati ad un passo dal tramonto del complesso piano hitleriano di conquista del mondo.

Un sogno svanito, anche se non ufficialmente, a cavallo tra il "44 e il "45 con il fallimento delle ultime disperate offensive in Belgio, nell'ambito della complicata operazione delle Ardenne.

E anche se nell'immaginario popolare l'eco di Bastogne è solitamente più sentito, a Malmedy, il 17 dicembre 1944, l'episodio incriminato assume, forse in misura ancora maggiore, il simbolo della frustrazione tedesca per l'esito del confronto ormai segnato. Il blitz è diretto da Joachim Peiper, valente comandante delle Waffen-SS, che in pochi anni si è guadagnato la stima di Hitler. E tanto da combattere su scenari impegnativi e vincenti quali la recente Operazione Barbarossa. L'azione furente nazista di Malmedy conferma la temibile fama di Peiper.

Il confronto va in scena nei boschi della città, in una porzione che resta molto ad ovest del comune belga. Nella mattina del 17 dicembre una batteria statunitense con 30 veicoli tra jeep e camionette viene sorpresa dal fuoco di una colonna tedesca di panzer, con i soldati accerchiati e fatti agevolmente prigionieri, potendo gli americani opporre solo le pistole. Nel primo pomeriggio l'azione si ripete e a farne le spese sono tre autocarri e gli occupanti. Alcuni riescono a fuggire, altri sono catturati. Poco dopo tutti i prigionieri delle due azioni (più di un centinaio) vengono riuniti. È lì, in un prato, che senza preavviso scatta l'esecuzione sommaria. Non ci sono versioni particolarmente chiare della ragione scatenante, ma pare che un gruppetto di americani abbia tentato di fuggire venendo raggiunto da alcuni colpi di pistola, e dando il la al massacro. Nel giro di un quarto d'ora 52 americani cadono sotto i colpi di mitra e pistola nazisti, a cui se ne aggiunge un'altra decina, a stretto giro, con altre decine che tentano e riescono disperatamente a mettersi in salvo.

Uno scenario da brividi che colpisce per l'efferata crudeltà dei colpi ravvicinati rinvenuti sui cadaveri di un campo di battaglia "improvvisato". Il crimine di guerra è stato giudicato dal processo di Norimberga che ha sentenziato 43 condanne a morte, nessuna eseguita.

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