Omaggi colossali ai caduti

 

Nonostante la frequente associazione tra sacrari monumentali e le guerre mondiali, la nascita di questi complessi architettonici, abbinati ad un reale e convinto sentimento di memoria verso i caduti nella penisola, va collocata all'epoca risorgimentale e dell'ambito dell'Unità.

In questo periodo, sulla scia delle prime esperienze liberali, si accendono gli ideali che esaltano la patria e i suoi servitori. In primis, perciò, i soldati. Le prime iniziative in questo senso sono dettate da società private, come la Solferino e San Martino, fondata nel 1869, che promuovono la realizzazione dei primi ossari per celebrare a dovere le guerre d'Indipendenza. Tra il 1866 e il 1906 ne vengono eretti ben 40. Dal punto di vista dell'architettura, i modelli più diffusi sono quello piramidale e ad obelisco.

Il regime fascista, qualche decennio più tardi, assume la paternità dei primi monumenti commemorativi dei caduti della prima guerra mondiale, e di cerimonie di massa per esaltarne gli ideali di patria. Una nota architettonica di stile riguarda l'uso degli spazi, che è organizzato in funzione anche del paesaggio naturale e storico in cui vengono realizzati questi colossi, che spesso risultano in armonia, e addirittura valorizzati dal contesto naturale circostante. 

Uno dei primi ossari in ordine di tempo ad essere edificato, è il sacrario militare del Monte Grappa, situato sulla vetta omonima, nel trevigiano. Il progetto di costruzione trova la sua origine nella necessità di raggruppare in un unico cimitero monumentale i resti provenienti dai molti cimiteri militari eretti in diversi punti della montagna da subito, a conflitto concluso. Il progetto, firmato dallo stesso architetto del sacrario di Redipuglia, viene avviato nel 1932 e diventa realtà nel 1935. Il sacrario ha una struttura formata da una serie di gradoni semicircolari edificati sul pendio che dalla strada porta in cima al sacrario. Caratteristica del complesso è la forma dei loculi a colombario, insieme all'uso della pietra viva e al bronzo usato per le tombe, che rimanda alla classicità romana, fonte di ispirazione prediletta dal regime fascista.

Il sacrario militare di Asiago (noto anche come sacrario del Leiten), invece, nasce con l'idea di accogliere le salme italiane inumate nei cimiteri di guerra sull'altopiano di Asiago. Progettato da Orfeo Rossato di Venezia, viene completato nel 1936, mentre nel 1938 vi vengono trasferite le salme italiane. A queste, su accordo con l'Austria, a fine anni "60 si aggiunge oltre la metà di quelle dei soldati austro-ungarici, fino a quel momento rimaste nei cimiteri militari dell'area. Strutturalmente si caratterizza come un unico piano a pianta quadrata con lato di 80 metri, che contiene la cripta con i loculi dei caduti, e una cappella votiva ottagonale. Dal piano della cripta parte una scalinata che collega ad un ampio terrazzo dove spicca l'imponente arco trionfale quadrifronte decorato da un'ara votiva. Il complesso è arricchito da un museo all'ingresso.

Il più rinomato dei sacrari militari italiani è probabilmente quello di Redipuglia, a Gorizia, in Friuli. Qui trovano riposo le spoglie di qualcosa come 100.000 caduti, tra identificati e non. Il sacrario è solo un puntino centrale se paragonato al parco commemorativo di oltre 100 ettari da cui è circondato. Questa zona è stata teatro di scontri cruenti nel corso della Grande Guerra, tra cui la celebre Battaglia dell'Isonzo. Il sacrario deve gran parte della sua fama alle sue dimensioni, e al cerimoniale del 4 novembre, dove ogni anno vengono commemorati, alla presenza del presidente del Senato, i 689.000 soldati caduti della prima guerra mondiale. L'impostazione architettonica vede una gradinata di pietra ergersi di fronte alla collina di Sant'Elia. Un'area che in passato ha ospitato un cimitero di guerra, i cui resti in un secondo momento sono stati spostati nel sacrario. Alla base si stagliano le tombe di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta (il Duca d'Aosta morto nel 1931, che richiese e ottenne di poter essere qui deposto) e dei suoi generali. La scalinata, costituita da 22 gradoni, presenta ai lati due file di lastre di bronzo recanti i nomi dei circa 40.000 caduti noti, incisi su lapidi di bronzo. Sotto i gradoni riposano le salme dei soldati identificati. Le altre 60.000 sono disposte nell'ultimo gradone, in due tombe comuni che si ergono ai lati della cappella votiva ottagonale, in cima al complesso.

Non è raro, da ultimo, trovare questi cimeli colossali nei luoghi della guerra, o nelle immediate vicinanze di disfatte epocali, per lo più sui colli, sulle pendici o in cima alle montagne, se si parla di Grande Guerra. Riprova ne è il sacrario di Caporetto. Resta il comune senso di onore e celebrazione per chi, con lo stesso onore, ha reso servizio alla sua nazione. 

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