Mitragliatrice FIAT mod.15, La Villar Perosa

Nel vasto panorama delle armi da fuoco, spicca una figura pionieristica che ha segnato un capitolo fondamentale nella storia delle pistole mitragliatrici: la Villar Perosa. Benché classificata come tale, le sue caratteristiche uniche la rendono il vero precursore dei mitra, anticipando addirittura l'MP 18 tedesco nel battesimo del fuoco. Quest'arma, rielaborata più volte sin dall'inizio della Grande Guerra, si trasformò nell'emblema delle forze d'assalto italiane.

Il colonnello Abiel Bethel Revelli di Beaumont presentò il suo brevetto ai vertici del Comando Supremo italiano solo alcuni mesi prima dell'esplosione del conflitto. Gli esemplari iniziali della Villar Perosa furono realizzati presso le officine OVP di Udine nell'agosto del 1915, dando vita a un'arma destinata a un destino significativo.
Tuttavia, non tutto fu rose e fiori per la Villar Perosa. Concepita per azioni offensive, rivelò limiti nell'impiego difensivo a causa della scarsa potenza delle munizioni, problemi di raffreddamento e un'autonomia di fuoco limitata. La sua elevata cadenza di fuoco, se da un lato la rendeva formidabile in attacco, dall'altro svuotava rapidamente il caricatore, costringendo a raffiche brevi.

Asiago: un fante del 152° Reggimento Fanteria con una delle prime Villar Perosa distribuite. Fotografia dal diario di Carlo Redaelli in uscita prossimamente.

Nonostante questi limiti, la Villar Perosa svolse un ruolo cruciale nel panorama bellico. Un primo contratto per 5000 unità fu firmato al termine della fase di valutazione, ma ostacoli industriali e finanziari costrinsero a ridurre drasticamente l'ordine. Tuttavia, ciò permise di equipaggiare ogni compagnia con almeno una di queste armi, una soluzione che si rivelò efficace sul campo.

La Villar Perosa, con le sue dimensioni di 533 mm e un peso di 6 kg senza scudo e sostegno, utilizzava un sistema di chiusura labile ritardata. La sua peculiarità risiedeva nella configurazione binata, con due armi indipendenti alimentate da caricatori da 25 cartucce calibro 9×19 mm Glisenti. Questi caricatori, inseriti nella parte superiore dell'arma, consentivano all'utilizzatore di monitorare facilmente il numero di cartucce rimanenti.
Le canne in acciaio al nichel, lunghe 320 mm, garantivano una resistenza all'uso prolungato, anche se il raffreddamento era necessario dopo circa 700 colpi. La Villar Perosa si distingueva anche per l'innovativo sistema di allineamento delle canne attraverso un disco "porta settore di mira".
Nel corso del 1915, i ritardi nelle consegne spinsero a una versione semplificata destinata all'aeronautica, dotata di mirino circolare e supporto snodato. Tuttavia, i caricatori da 50 colpi dimostrarono limiti, portando alla successiva adozione di modelli come la Fiat Mod. 1914 avio e le SIA Mod. 1918.
La vera consacrazione della Villar Perosa avvenne nell'ottobre 1917, quando fu introdotto un dispositivo pneumatico per rallentare le raffiche. Questa innovazione consentiva al mitragliere di dosare le raffiche, affrontando il problema della rapidità di fuoco e dimostrando ancora una volta l'adattabilità dell'arma alle esigenze sul campo.

La Villar Perosa conquistò il suo posto nella storia il 8 novembre 1916, quando il capitano Bassi formò la prima unità degli Arditi, ribaltando le tecniche di assalto e affidandosi alla potenza di fuoco di queste mitragliatrici. La Villar Perosa, nata con un progetto ambizioso, divenne così un'arma leggendaria, simbolo di coraggio e innovazione nell'era della Grande Guerra.

Per ulteriori dettagli sulla storia di questa affascinante arma e le tattiche adottate, consigliamo la lettura del libro "Pistolieri Avanti!" di Franco Bottazzi, che offre un'analisi approfondita del contesto e degli sviluppi di questa importante fase della storia militare italiana regalandoci anche uno scorcio dell'utilizzo attraverso la riscoperta del diario del Granatiere F. Dogliotti.

La Villar Perosa, nonostante le sfide incontrate, si erge come una pietra miliare nell'evoluzione delle armi da fuoco, tracciando il cammino per le generazioni future.

 

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