I decorati del 154° Reggimento Fanteria

 

Si rinnova, qui di seguito, il ricordo dei militari decorati citati nel testo 154° Reggimento Fanteria di Mario Sfondrini.

 

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Decorato di medaglia d’oro al valor militare

 

Fortunatamente non nel caso del caporale Biagio Lammoglia. Nato a Maratea, in provincia di Potenza, il 25 novembre 1891, di umili origine. Alla morte del padre, a dodici anni è affidato alle cure di uno zio in Francia. Dopo due anni, alla morte dello stesso, emigra in Brasile e si riunisce al fratello, lavora come cameriere. Ritorna in Patria nell’agosto 1915, dopo cinque mesi di addestramento è arruolato con il 154° reggimento fanteria. Promosso caporale nell’agosto del 1916, durante la decima battaglia dell’Isonzo, anche se ferito ad un occhio da una pallottola esplosiva sparata da un cecchino, prima porta in salvo il suo comandante di compagnia e poi si offre come portaordini e solo alla fine accetta di essere medicato. Grazie a questo gesto e con decreto 10 settembre 1917 n. 282 è promosso a caporal maggiore e decorato della medaglia d’oro al valor militare.

A fine giugno 1917 Lammoglia è trasferito a Como nel Deposito del 67° fanteria e il 15 gennaio 1918 è inviato in congedo assoluto perché riconosciuto permanentemente inabile al servizio, per lui la guerra è finita.

Torna in Brasile, si sposa con una ragazza figlia di un ufficiale di cavalleria. Rimpatria poi a Messina, dove si occupa della gestione dei servizi di ristorazione delle navi traghetto. Muore il 5 settembre del 1967. Di animo generoso, si occupa di beneficenza durante tutta la vita a favore della sua città natale, nella quale chiede di essere sepolto. È accontentato con grandi onoranze funebri. La città di Como lo ricorda con una targa presente all’ingresso della caserma De Cristoforis, Maratea gli ha dedicato prima una lapide e poi e un monumento all’interno del cimitero cittadino. Il 24 maggio 1998 il sindaco Mario Di Trani ha intitolato la pizza principale della frazione Massa, dove nasce, al suo nome.

Nel libro è citato alle pagine 73, 94, 95, 98, 99 e 186.

 

Nonostante una ricerca a tutto campo, non sono state trovate le motivazioni della decorazione per i seguenti militari:

 

Sottotenente Carlo Corradini di Modena, medaglia d’argento sul campo a Fagarè di Piave, citato nelle pagine 139, 140 e 189;

Soldato Gustavo Flocco di Potenza, medaglia d’argento a Oslavia, citato a pagina 39;

Maggiore Luigi Melloni di Milano medaglia d’argento a Montagnola di Castegnavizza, citato nelle pagine 86, 95, 130 e 132.

Caporal maggiore Giovanni Ossola di Cazzago Brabbia, provincia di Como, medaglia d’argento sul monte Coston, citato a pagina 14.

 

 

L’ultima osservazione da considerare è che la divisione amministrativa italiana rappresentata è quella del primo dopoguerra.

 

Decorati di medaglia d’argento al valor militare

 

 

 

 

Dati del decorato

Motivazione

Nel libro

 

 

 

Aiutante di battaglia Rinaldo Ambrosi da Teramo,

n. 29919 matricola.

Comandante di un plotone arditi, assicurava al suo battaglione il collegamento alla colonna laterale, percorrendo un tratto intensamente battuto dalle mitragliatrici. Visto decimato un breve tempo il suo reparto, animava i rimasti con la parola e con l’esempio. Ferito gravemente da pallottola esplosiva, prima di lasciare il posto di medicazione, scriveva al comandante di reggimento per esprimergli il rammarico vivissimo di non aver potuto raggiungere la posizione avversaria. – Carso, Montagnola di Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagine 102, 109, 116 e 119.

 

 

 

Sergente Maggiore Antonio Aureggi da Como,

n. 18815 matricola.

Valoroso combattente, animato sempre da ammirevole slancio e impareggiabile coraggio, perdeva gloriosamente la vita mentre si esponeva per aprire un varco nel reticolato nemico in circostanze estremamente difficili. – Oslavia 27 novembre 1915.

pagine 11, 30, 34, 46 e 187.

 

 

 

Capitano Alfredo Astuti da Alessandria.

Intelligentemente interpretando il concetto del comando dando mirabile esempio di virtù militari fu l’anima precipua della caduta di una fortissima posizione nemica. Nonostante i sacrifici e i disagi immensi sostenuti per circa un mese, tenne salda e compatta la compagnia contro i violenti tiri dell’artiglieria e fucileria avversaria. Respinse vari accaniti attacchi e impedì più volte i rifornimenti viveri del nemico. Ai suoi soldati fu raro esempio di energia e coraggio. – Monte Coston, 18-22 settembre 1915.

pagina 30.

 

 

 

Maggiore Emilio Bancale da Padova.

Aiutante maggiore in primo, fu, in vari combattimenti, intelligente cooperatore del comando. In una speciale circostanza ed in un momento critico dell’azione portò, di propria iniziativa, una compagnia a rincalzo della nostra prima linea vivamente attaccata dal nemico, riuscendo a superare la difficile situazione. Ebbe anche a distinguersi, riordinando e riconducendo al fuoco militari dispersi. – Monte Coston, 18-22 settembre 1915.

 

Quale aiutante maggiore in primo, coadiuvò con intelligenza e perizia il proprio comandante di reggimento nel preparare l’azione per la conquista di una posizione. All’assalto della posizione stessa, fu tra i primi a lanciarsi innanzi, sotto il vivo fuoco di fucileria, mitragliatrici e artiglieria nemiche, incorando e trascinando i suoi, finché raggiunse l’obiettivo. Sempre sotto il fuoco intenso dell’avversario, rivolse poi la sua intelligente attività di rafforzamento della posizione conquistata. – Monte Cimone, 23 luglio 1916.

 

Con ammirevole fermezza guidava il suo battaglione, che accorreva in prima linea, attraverso una zona intensamente battuta dalle artiglierie e dalle mitragliatrici nemiche, esponendosi continuamente al pericolo per mantenere salda la compagine dei reparti. Durante un contrattacco nemico, colpito da asfissia a seguito dello scoppio di una granata carica di gas, e trasportato svenuto, al posto di medicazione, tornava ancora sofferente al comando del suo battaglione, dando prova di alto sentimento del dovere. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

pagine 31, 53, 69, 95, 101, 104 e 187.

 

 

 

Sottotenente Mario Bancale.

Aiutante maggiore in 2a, durante un violento attacco nemico ed in difficili condizioni tattiche, con calma e coraggio mirabili percorreva più volte la linea di fuoco, battuta dal nutrito fuoco avversario di fucileria e di artiglieria per portare di persona ordini ed avvisi e per mantenere la coesione tra i reparti rimasti privi di ufficiali, che incitava a strenua resistenza. In una circostanza oltremodo critica, si metteva poi alla testa di nuclei di arditi e tratteneva con vigorosa azione l’irrompente nemico, valorosamente combattendo, finché colpito a morte, vi lasciò gloriosamente la vita. Monte Maggio (Monte Pasubio), 17-18 maggio 1915.

pagine 26, 57, 59, e 187.

 

 

 

Colonnello Lorenzo Barco da Casal Cernelli (Alessandria).

Incaricato di attaccare ed occupare col reggimento ai suoi ordini una forte e ben munita postazione nemica, e rimasto assai gravemente ferito, mentre con calma e ardimento mirabili, percorreva la prima linea, dimostrava grande fermezza, forza d’animo col dare le opportune disposizioni a chi lo doveva sostituire nel comando, tutti esortando a proseguire tenacemente nella lotta ed a non occuparsi di lui. – Monte Coston (Val d’Asiago), 20 agosto 1915.

pagine 19 e 26.

 

 

 

Soldato Leone Belletti da Bologna, n. 25507 matricola.

Porta ordini di compagnia, dopo essersi distinto durante tutta l’azione, al momento dell’assalto, di sua iniziativa si slanciava con bombe a mano contro una mitragliatrice nemica, e cadeva ucciso a due passi dall’arma. – Fagarè (Treviso), 16 novembre 1917.

pagine 145 e 187.

 

 

 

Sottotenente di complemento Pietro Benci da Grosseto.

Ufficiale osservatore addetto al comando di battaglione, incaricato di trovare un collegamento coi reparti laterali sopraffatti da improvviso attacco nemico, con intelligente prontezza assolveva il suo compito. Scontratosi con una pattuglia nemica, con atto di brillante audacia riusciva a fugarla, catturando una mitragliatrice. Cooperava poscia al contrattacco, e battendo con efficacissimo fuoco di lancia torpedini l’avversario, alla testa del suo reparto, incitando con la parola e con l’esempio i dipendenti, cadeva colpito in pieno da granata nemica. – Fagarè, 16 novembre 1917.

pagine 140, 141, 144, 145 e 187.

 

 

 

Tenente di complemento Camillo Bianchi da Caronno Ghiringhello (Como).

In commutazione della medaglia di bronzo concessagli col decreto luogotenenziale 13 settembre 1916. Guidava intrepidamente all’attacco la compagnia e cadeva ferito nella trincea nemica, mentre incitava i suoi soldati all’assalto. – Oslavia 24 novembre 1915.

 

pagina 11 e 45.

Sottotenente di complemento Lionello Bissoni da Torino.

In zona battuta da intenso fuoco di fucileria e mitragliatrici, si slanciava contro la trincea nemica, trascinando all’assalto il proprio plotone. Esempio di raro ardimento ai propri soldati, raggiunse la posizione nemica, ove cadde colpito a morte. – Malga Pioverna Alta, 8 ottobre 1915.

pagina 33.

 

 

 

Tenente Colonnello Lodovico Boretti da Milano.

Comandante di un battaglione che faceva parte delle truppe destinate alla difesa di un’importante posizione, diede prova di instancabile energia, tenacia e valore tattico, nel comandare le truppe. Contrastò per più giorni, contrattaccandolo, l’avanzata del nemico che si presentava in forze molto superiori, e, coi superstiti, resistette ancora in una posizione arretrata, dando mirabile prova di calma e sangue freddo. – Monte Cengio, 26 maggio 1916-3 giugno 1916.

pagine 60, 61 e 62.

 

 

 

Sottotenente Edoardo Bottasso da Montevideo (Uruguay).

Comandante di una compagnia, concorso a respingere un forte contrattacco nemico, percorrendo incessantemente il tratto di linea affidatogli; esempio a tutti i suoi, soldato di singolare ardimento. Ferito alla testa da una palletta di shrapnel avversario, contrariamente ai consigli del medico, perché si recava alla sezione di sanità, tornava in trincea e vi riprendeva il comando del suo reparto – Castagnevizza, 25 maggio 1917.

pagine 127 e 144.

 

 

 

Tenente Medico di complemento Ugo Calcaterra da Domaso (Como).

In un terreno scoperto e battuto dall’artiglieria avversaria, esplicava l’opera sua con valorosa attività, recandosi sulla linea di fuoco, ovunque più necessaria si rendeva la sua presenza. In una difficile situazione dava prova di elevatissimo sentimento militare, incorando i combattenti alla resistenza. Colpito a morte e conscio della gravità della ferita, si ritirava dal combattimento pronunziando nobili parole. – Monte Maggio, 18 maggio 1916.

pagina 57.

 

 

 

Soldato Umberto Caraffi da Viano (frazione Casola) (Reggio Emilia),

n. 10296 matricola.

Si offriva spontaneamente di recapitare un ordine ad un posto avanzato mentre infuriava il fuoco delle artiglierie nemiche. Colpito gravemente poco prima di giungere alla meta, con eroico sovrumano sforzo, si trascinava ancora innanzi, spirando dopo aver assolto il compito affidatogli. – Castagnevizza, 20 agosto 1917.

pagina 121.

 

 

 

Sottotenente milizia territoriale Silvio Cavedagna.

Ricevuto l’ordine di portarsi coi propri soldati in rinforzo ad un altro reparto in prima linea, pur sapendo di dover attraversare una zona fortemente battuta, si metteva, con animo franco e sereno, alla testa dei suoi soldati, e mentre, sotto il fuoco nemico, noncurante di sé, si occupava soltanto di infondere loro coraggio e ardimento, cadeva, colpito in fronte da un proiettile avversario. – Monte Cimone, 23 luglio 1916.

pagina 77.

 

 

 

Sottotenente Annibale Colombo da Milano.

Visto cadere un collega comandante la prima ondata d’attacco, spontaneamente correva a sostituirlo affinché l’impeto aggressivo della truppa non venisse meno. Trascinava quindi l’ondata sull’avversario con mirabile coraggio infliggendogli forti perdite. Mentre poi stava per balzare nella trincea nemica, lasciava gloriosamente la vita sul campo. Cavazuccherina, Case Pirami, 2 luglio 1918.

pagine 167.

 

 

 

Caporal maggiore Vittorio Contini da Leggiuno (Como),

n. 24631 matricola.

Ferito una prima volta ad una gamba, continuava a combattere, finché cadeva nuovamente e mortalmente ferito. – Monte Coston, 20 agosto 1915.

pagina 26.

 

 

 

Capitano Giuseppe Cusmano da Savona (Genova).

Durante una marcia di avvicinamento, visto il suo reparto fatto segno di tiro aggiustato dell’artiglieria avversaria che cagionava forti perdite, noncurante del pericolo, sempre in piedi fra i suoi soldati, seppe dare rapide disposizioni per evitare ulteriori perdite e mantenere nel contempo la compagine del reparto stesso, finché cadde colpito a morte dallo scoppio di una granata nemica. – Monte Cimone, 23 luglio 1916.

pagina 70.

 

 

 

Capitano Massimo De Castiglioni da Milano.

Caduti quasi tutti i comandanti di plotone riordinava la propria compagnia, e postosi alla testa di essa, si spingeva ad un secondo assalto, spezzando e travolgendo la resistenza nemica e giungendo prima sulla posizione, che conquistava, facendone prigionieri tutti i difensori. Con calma e serenità esemplari procedeva quindi al rafforzamento della posizione stessa, e con perizia cooperava al buon esito degli attacchi dei reparti laterali. Già distintosi per valore nei precedenti combattimenti. – Oslavia, 27-28 novembre 1915.

pagine 33, 34 e 47.

 

 

 

Sergente Domenico Della Torre da Urio (Como),

n. 24357 matricola.

Durante ripetuti attacchi fu sempre fra i primi a balzare su munitissime posizioni nemiche con rinnovato ardore e moltiplicato accanimento. Sotto un tiro micidiale di mitragliatrici si lanciava contro una di esse, ne uccideva i serventi e la catturava. Riconfermava così la sua ottima fama di soldato con mirabile costante abnegazione, acquistatasi offrendosi volontario in ogni azione pericolosa. – Cavazuccherina, 5 luglio 1918.

pagina 170.

 

 

 

Aiutante di battaglia Paolo Donadini da Clivio (Como), n. 34879 matricola.

Comandante di una sezione mitragliatrici, sotto il tiro intenso delle artiglierie, balzò risolutamente dalla trincea subito dietro la prima ondata di attacco, raggiungendo le posizioni nemiche. Avuto danneggiate le armi, rimase al proprio posto; costante esempio ai suoi dipendenti per ammirevole coraggio e spirito di sacrificio. – Castagnevizza, 19 agosto 1917.

Pagine 139 e 167.

 

 

 

Sergente zappatore Giuseppe Dubini da Bregnano (Como), n. 20735 matricola.

Minacciando il nemico di sfondare un punto importante della linea, radunato tutto il personale di truppa addetto al comando, ricacciava gli avversari, dando ai suoi dipendenti mirabili prove di fermezza e coraggio, finché cadde mortalmente ferito. Morì sul posto, che non volle abbandonare. – Monte Cengio, 3 giugno 1916.

pagina 61.

 

 

 

Soldato Luigi Garbin da Cessalto (Treviso),

n. 2533 matricola.

Colpito mortalmente mentre portava un ordine, attraverso un terreno scoperto, al comandante del reggimento che gli rivolgeva parole di conforto, rispondeva che, pur presagendo certa e vicina la morte, si sentiva lieto di aver compiuto il suo dovere. – Monte Ceviogio (Vicenza), 25 marzo 1917.

pagina 88.

 

 

 

Tenente di milizia territoriale Luigi Gasparotto da Sacile (Udine).

Guidava intrepidamente all’assalto il suo plotone attraverso ai reticolati nemici, dando bella prova di valore e di sprezzo del pericolo. Rimase al comando della compagnia, perché caduto il capitano, resisteva tenacemente al contrattacco nemico. Oslavia, 24 novembre 1915.

 

Ufficiale informatore presso un comando di brigata, assolse il suo compito in modo assai lodevole. Sempre pronto in ogni contingenza, eseguì spesso anche volontariamente, ardite ricognizioni. Sotto l’infuriare del violento fuoco dell’artiglieria e della fucileria nemica, si portò fin alle nostre linee più avanzate, in punti elevati del terreno, per meglio vedere e riferire. Ferito in due successive occasioni, ad una mano ed al collo, perseverò impavido nel suo servizio, dando mirabile esempio di coraggio sereno e cosciente e di sprezzo del pericolo. - Jamiano, 4-5 giugno 1917.

 

Nei giorni più gravi della lotta sul Piave, mentre fervevano asprissimi combattimenti, accorse volontario in mezzo ai soldati dividendone i pericoli, a infiammarli col fascino delle parole, a incitarli con l’esempio. – Zenson di Piave, Grisolera, Molino della Sega, novembre 1917.

pagine 8, 16, 34, 41, 42 e 148.

 

 

 

Cappellano militare don Alberto Grena da Santo Stefano del Monte degli Angeli (Bergamo).

Spontaneamente e con mirabile coraggio, prendeva il comando di un plotone appartenente a una compagnia, che, incalzata con violenza dal nemico, aveva alquanto ripiegato e cooperava alla nuova avanzata della compagnia stessa. Prestò, poi, opera efficacissima di conforto, di aiuto morale e materiale ai feriti, e, nel cuore della notte sopravvenuta, si recò lungo tutto il fronte, a portare cibarie e medicinali ai bisognosi. – Monte Coston, 18 settembre 1915.

pagina 32.

 

 

 

Aspirante ufficiale di complemento Alessandro Grisi da Milano.

Avvedutosi che un forte reparto di truppe appartenenti ad altro corpo e rimasto privo di ufficiali retrocedeva dalla linea, sotto un intenso fuoco di artiglieria avversaria, si slanciava verso le truppe stesse; le radunava poi, e, assieme al proprio reparto, le portava alla occupazione di un tratto di trincea nemica. – Oslavia, 25-26 novembre 1915.

pagina 46.

 

 

 

Aspirante ufficiale Augusto Giuliani da Villa d’Alme (Bergamo).

Conscio della necessità di precludere il passaggio al nemico, con rara tenacia, mantenne la posizione contro forze preponderanti che contrattaccò con slancio e singolare coraggio finché cadde a morte. Monte Cengio, 3 giugno 1916.

pagina 61.

 

 

 

Sergente Riccardo Longato da Bottrgihe (Rovigo),

n. 5863 matricola.

Partecipante con una pattuglia di arditi ad un’irruzione su un nido di mitragliatrici avversarie, vi si portò con slancio magnifico. Caduto il suo ufficiale, accerchiato fra i reticolati, resistette disperatamente deciso a morire piuttosto che arrendersi, riuscendo in seguito a sottrarsi alla prigionia cacciandosi a nuoto nella palude. – Cavazuccherina (Piave), 2 luglio 1918.

pagina 168.

 

 

 

Sottotenente Pietro Madonini da Uboldo.

Durante l’intenso fuoco dell’artiglieria e di mitragliatrici avversario, sprezzante del pericolo, stava ritto tra i propri dipendenti per meglio osservare i movimenti del nemico che accennava un aggiramento. Veniva colpito dalla raffica di fuoco di una mitragliatrice e moriva il giorno successivo in una sezione di sanità per le gravi ferite riportate. – Monte Cengio, 3 giugno 1916.

pagina 61.

 

 

 

Caporal maggiore zappatore Giacomo Marinoni da Rovetta (Bergamo),

n. 13155 matricola.

Durante l’azione per la presa di una posizione, sotto le raffiche di mitragliatrici, fucileria e bombe a nemiche, procedeva impavido al taglio di reticolati situati nel ciglio di un altipiano. Iniziato l’assalto, si precipitava con magnifico impeto verso il nemico, penetrando fra i primi nella trincea avversaria. – Monte Cimone, 23 luglio 1916.

pagine 67 e 73.

 

 

 

Soldato Giuseppe Martinotti da Trino (Novara),

n. 9291 matricola.

Attraversato il reticolato di una posizione avversaria, passava a nuoto un canale da cui questa era ancora protetta, e, con lo scopo di agevolare il compito di altri uomini incaricati di forzarne lo sbarramento, si gettava nella trincea nemica, attaccandola furiosamente a colpi di bombe a mano, dando così prova di ammirevole audacia. – Cavazuccherina-Case Pirami, 2 luglio 1918.

pagina 168.

 

 

 

Tenente di complemento Salvatore Marzo da San Pietro in Sama (Lecce).

Nell’imminenza di un attacco, volontariamente assumeva il comando di una compagnia rimasta priva del capitano, e la guidava con perizia e slancio singolari, impadronendosi dopo tenaci e ripetuti assalti della postazione contesa, catturando armi e facendo numerosi prigionieri. – Cavazuccherina (Case Pirami), 2 luglio 1918.

pagina 167.

 

 

 

Sottotenente Ilio Mencacci da Massa Marittima (Grosseto).

Primo fra i suoi si slanciava contro un nido di mitragliatrici avversarie. Colpito a morte, non volle essere rimosso per non sottrarre uomini all’assalto; continuava anzi ad incitarli con le parole: «Avanti, avanti; pensate solo a vendicarmi!», finché lasciò gloriosamente la vita sul campo. – Cavazuccherina, Case Pirami (Piave), 2 luglio 1918.

pagina 167.

 

 

 

Tenente Alberto Merante da Catanzaro.

Comandante di una compagnia di rincalzo, chiamata in linea d’urgenza, la conduceva, con mirabile calma e perizia attraverso un camminamento battuto dal fuoco nemico. Si slanciava poi all’assalto, alla testa dei suoi plotoni, incitando con la voce e con l’esempio, finché giunto a pochi metri dalle posizioni avversarie, v’incontrava gloriosa morte. – Castagnevizza, 26 maggio 1917.

pagina 101.

 

 

 

Tenente Vito Montalto da Santa Ninfa (Trapani).

Comandante di compagnia, col suo contegno fermo e coraggioso, contribuiva ad arrestare un violento attacco nemico e, contrattaccando poi, ricacciava gli assalitori. Ferito gravemente, dava prova di ammirevole serenità, continuando ad incorare i suoi soldati e ad incitarli a proseguire nell’azione. – Castagnevizza, 8 giugno 1917.

pagina 106 e 107.

 

 

 

Colonnello Vittorio Pagella da Alessandria (frazione Lobbi).

Nell’attacco e conquista di Monte Cimone, attraversando dirupi ritenuti inaccessibili, dette prova di mirabile slancio e coraggio, guidando personalmente le truppe e trascinando con l’esempio. Nei giorni successivi, quando ancora la posizione non era convenientemente rafforzata, seppe col suo ascendente personale anche in momenti critici, mantenere salde le truppe e rintuzzare i furiosi contrattacchi dell’avversario. – Monte Cimone (Arsiero), 23 luglio-4 agosto 1916.

pagine, 54, 67, 68, 69, 74, 78, 81, 88 e 187.

 

 

 

Tenente Giorgio Panciera di Zoppola, da Bergamo.

In una zona intensamente battuta da fuoco nemico di fucileria e artiglieria si slanciava contro la trincea avversaria e trascinava all’assalto il proprio plotone, dando ammirevole esempio di ardire. Cadde gravemente ferito, sulla posizione conquistata e non si ritirò dal combattimento se non dietro ordine del suo capitano. – Malga Pioverna Alta, 8 ottobre 1915.

 

Si slanciava all’assalto alla testa della sua compagnia, trascinandola con mirabile ardimento fin sotto le posizioni avversarie. Contuso e stordito per lo scoppio di una granata, rimaneva saldo al suo posto di combattimento. Mentre poi, sprezzante del pericolo, si rizzava in piedi per farsi vedere dai suoi e trascinarli collo sforzo decisivo, veniva ferito da una pallottola di mitragliatrice nemica. – Castagnevizza, 26 maggio 1917.

pagine 38 e 87.

 

 

 

Sottotenente di complemento Luigi Pani da Firenze.

Mente con mirabile slancio, conduceva i suoi soldati all’assalto di forte trinceramento nemico, cadde mortalmente ferito. A coloro che volevano portargli aiuto rivolse parole d’incitamento a procedere oltre invece di soffermarsi intorno a lui. – Bosco Triangolare (Carso) 21 agosto 1915.

pagina 26.

 

 

 

Soldato Melchiorre Placchi da Piadena (Cremona),

n. 4122 matricola.

Partecipante con una pattuglia di arditi ad un’irruzione su un nido di mitragliatrici avversarie, vi si portò con slancio magnifico. Caduto il suo ufficiale, accerchiato fra i reticolati, resistette disperatamente deciso a morire piuttosto che arrendersi, riuscendo in seguito a sottrarsi alla prigionia cacciandosi a nuoto nella palude. – Cavazuccherina (Piave), 2 luglio 1918.

pagina 168.

 

 

 

Sergente Domenico Partipilo da Carbonara di Bari (Bari).

Con grande ardimento percorse, sotto il tiro intenso delle artiglierie nemiche, la linea di fuoco, latore di ordini e guida intelligente dei rincalzi. Da solo, trasportava a spalla fino al posto di medicazione un ufficiale superiore svenuto per l’effetto di gas sviluppatosi in seguito allo scoppio di una granata avversaria. Con ammirabile fermezza, radunava di sua iniziativa alcuni portaferiti trovati inattivi in un ricovero e li conduceva sulla linea, incitandoli al compimento del loro dovere. Castagnevizza, 26 maggio 1917.

pagina 104.

 

 

 

Sergente Achille Pozzi da Como, n. 14950 matricola.

Con ardito slancio, superando una zona violentemente battuta dal fuoco nemico, guidava il suo plotone in rinforzo a truppe gravemente impegnate. Caduto l'aiutante maggiore del battaglione, lo sostituiva, dando prova di calma e di valore e trasmettendo ordini ed avvisi sotto il vivo fuoco del nemico trincerato a breve distanza. - Altopiano di Folgaria, 8 ottobre 1915.

pagina 37.

 

 

 

Colonnello Raffaello Reghini da Firenze.

Caduto durante l’assalto, il comandante del primo battaglione del reggimento, si metteva alla testa di due compagnie che giungevano in rincalzo, benché travolto e contuso dallo scoppio di una granata nemica, colla voce e coll’esempio facevale avanzare, sotto l’intenso fuoco di sbarramento dell’avversario, dando prova di mirabile slancio e ardimento. – Castagnevizza, 26 maggio 1917.

pagine 88, 95, 101, 102, 115, 118, 119, 120, 123 e 187.

 

 

 

Maggiore Tito Riccardi da San Damiano al Colle (Pavia).

Durante l’attacco di una posizione fortemente difesa dall’avversario venne ferito alla testa. Fattosi medicare, ritornò il giorno dopo al comando delle sue truppe. Nel contrattacco nemico che seguì, di null’altro compreso che nella difesa della posizione e dell’onore delle armi, fu sempre ove più necessaria era la sua presenza e maggiore il pericolo. Ferito nuovamente e più gravemente alla gamba e alla coscia destra da una granata, non volle lasciare i suoi soldati finché l’avversario non era stato respinto. – Monte Cimone, 29-30 luglio 1916.

 

Con slancio giovanile sosteneva col proprio battaglione, per tre giorni lotte cruentissime contro un nemico in forze superiori; ferito, rimaneva sulla linea, dando prova di sublime eroismo; assalito da forze preponderanti, con calma e rara perizia, ripiegava combattendo su posizioni retrostanti, rimanendo ferito una seconda volta. – Osteria del Forcelletto (Grappa), 24-25-26 ottobre 1918.

pagine 60 e 72.

 

 

 

Sottotenente Edoardo Rocco da Teano (Caserta).

Avuto sentore che il suo reggimento avrebbe operato, spontaneamente rientrava dalla licenza ordinaria, di cui non aveva trascorso che pochi giorni e alla testa di una pattuglia di arditi, con slancio irresistibile, si spingeva contro un nido di mitragliatrici avversarie, ne oltrepassava i reticolati, trascinandosi i propri uomini e spargendo intorno terrore e morte. Persisteva con mirabile valore nell’azione, finché, colpito a morte, lasciò gloriosamente la vita sul campo. – Cavazuccherina, (Case Pirami), 2 luglio 1918.

pagina 166 e 167.

 

 

 

Sottotenente di complemento Mario Roveda, da Milano.

Sebbene ammalato, si offriva volontario per iniziare l’offensiva contro il nemico trincerato in una fortissima posizione, e, per ben due volte, guidava un drappello dei più animosi al taglio dei reticolati avversari. Ferito gravemente, mantenevasi calmo e sereno e animava i soldati a perseverare nell’ardua impresa. – Valle Fonda, 7-8 ottobre 1915.

pagina 37.

 

 

 

Caporale maggiore Giacomo Sacchero da Catania,

n. 56642 matricola.

Costante impareggiabile esempio di fermezza e coraggio, sotto il vivo fuoco di artiglieria, fucileria e bombe a mano, slanciavasi con mirabile ardimento e cosciente sprezzo del pericolo in una trincea nemica per trarre in salvo il proprio capitano che vi era caduto gravemente ferito, ma nel compiere tale nobile atto di devozione verso il suo superiore lasciava generosamente la vita sul campo. – Oslavia, 21 novembre 1915.

pagina 45.

 

 

 

Capitano Giorgio Salvati da Napoli.

Si distinse per ardimento in varie ricognizioni che servirono di preparazione all’attacco di una posizione. Guidò personalmente pattuglie di soldati incaricati a posare tubi esplosivi sotto i reticolati nemici, attraversando zone intensamente battute. In un accanito combattimento, respinse con grande valore ripetuti attacchi avversari: esempio costante ai suoi dipendenti di serena calma e di ammirevole fermezza. – Monte Cimone, 23 luglio – 4 agosto 1916.

 

Avuto l’annunzio che un fratello era morto in una giornata di gloria per le nostre armi, e che un altro era stato ferito, seppe nascondere ai suoi soldati, che doveva condurre al fuoco, il doloro che lo straziava, dimostrandosi calmo e imperturbato. Assunto, pochi minuti prima dell’azione, il comando del battaglione e vista falciata dal fuoco avversario la sua prima pattuglia di combattimento, si slanciò eroicamente fuori dalle trincee contro il nemico, incitando i suoi all’assalto e trascinandoli con l’esempio. Colpito a morte, il suo ultimo pensiero fu per il reggimento e per la fortuna d’Italia. – Castagnevizza, 26 maggio 1917.

pagine 67, 74, 96, 99, 100, 102 e 110.

 

 

 

Sottotenente di complemento Antonio Sannella da Palmira (Potenza).

Ufficiale esploratore, si distinse per grande ardimento in varie difficilissime ricognizioni, che servirono di preparazione ad un attacco. Gravemente ferito al petto mentre calmo, sereno, e pieno di fede guidava all’attacco i suoi soldati, ricusava di essere trasportato al posto di medicazione, e continuava colla parola ad animarli, finché per la grande perdita di sangue, gli vennero meno le forze. - Monte Cimone, 29 luglio 1916.

pagine 11, 58 e 73.

 

 

 

Tenente Arturo Scotti da Monza (Milano)

Con grande zelo e interessamento, preparò moralmente e materialmente la sua compagnia all’azione. La guidò poi con mirabile slancio e coraggio all’assalto, giungendo primo sulla posizione nemica, mantenendovisi. Due giorni dopo, rimasto ferito a morte mentre radunava i suoi pel combattimento, pregava coloro che lo assistevano di portare il suo ultimo saluto al reggimento. – Montagnola di Castagnevizza, 19-21 agosto 1917.

pagine 86, 113, 116, 118, 119 e 187.

 

 

 

Capitano Mario Sfondrini da Barbata (Bergamo).

Caduto durante un assalto il comandante del battaglione, assumeva prontamente il comando dei resti frammischiati dei reparti e ne ristabiliva i vincoli organici, esponendosi ripetutamente per infondere in tutti, con l’esempio, la forza morale necessaria a superare il critico momento. Contribuiva efficacemente a respingere un successivo contrattacco, precorrendo incessantemente il tratto di linea affidatogli, per portare ai suoi soldati, nelle trincee sconvolte, la necessaria parola di incitamento e di conforto. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

 

Comandante di battaglione, con rapidità d’intuito e d’azione, arginava l’attacco dell’avversario che, essendo riuscito ad irrompere sulla fronte d’altra frazione, minacciava seriamente sul fianco la difesa; quindi, ricevuti i rinforzi, preparava con mirabile calma il contrattacco ordinatogli e lanciava al giusto momento le truppe all’assalto, egli stesso esempio di ardire e di sprezzo del pericolo, travolgendo il tenace nemico, e, catturandogli più di trecento prigionieri e numerose mitragliatrici. – Fagarè (Treviso), 16 novembre 1917.

pagine 7, 8, 9, 12, 17, 90, 100, 101, 105, 106, 118, 138, 142, 166 e 181.

 

 

 

Capitano di complemento Giovanni Suino da Roma.

Di propria iniziativa, giudicando giustamente utile il suo intervento, condusse il proprio reparto che trovavasi ad immediato rincalzo, all’assalto di una postazione già attaccata, determinando così la fuga dell’avversario – Monte Cimone, 23 luglio 1916.

pagina 70.

 

 

 

Aiutante Battaglia Antonio Valmaggia da Brezzo di Bodero (Como)

n. 41539 matricola.

Con mirabile ardimento trascinava il suo plotone all’assalto, conquistando ed affermandosi su di una forte posizione nemica, nonostante il fuoco intensissimo delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche. – Carso-Montagnola di Castegnavizza, 19 agosto 1917.

pagina 118.

 

 

 

Soldato Rosario Valastro da Calatabiano (Catania),

n. 4682 matricola.

Porta mitragliatrici, rimasto gravemente ferito, con ammirabile fermezza, sopportava il dolore straziante, dicendosi lieto che il proiettile nemico avesse risparmiato la sua arma ed incitando i compagni a combattere. – Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagina 120.

 

 

 

Capitano di complemento Palerio Volpe da Sepino (Campobasso).

Davanti a numerosi nemici che attaccavano le posizioni, ritto sul ciglio del fuoco, coll’abituale serenità e colla sua voce altisonante, incitava i dipendenti all’assalto, finché cade mortalmente colpito. Monte Cengio, 3 agosto 1916.

pagina 60 e 61.

 

 

 Decorati di medaglia di bronzo al valor militare

 

 

 

 

Dati del decorato

Motivazione

Nel libro

 

 

 

Caporale Rinaldo Albini da Varese (Como),

n. 27167 matricola.

Incurante del fuoco nemico, si spingeva, per due volte consecutive, sotto i reticolati avversari, posandovi dei tubi esplosivi. – Monte Cimone, 24 luglio 1916.

pagina 72.

 

 

 

Soldato Antonio Amerigo da Ortonovo (Genova), n. 29882 matricola.

Durante un attacco, aggirava con un compagno le posizioni avversarie e si impegnava con un gruppo di nemici, distruggendo col lancio di bombe e con un’accanita lotta corpo a corpo. – Case Fornera (Cavazuccherina), 5 luglio 1918.

pagina 170.

 

 

 

Soldato Ernesto Artuso da Noventa Vicentina (Vicenza), n. 17351 matricola.

Fatto prigioniero dal nemico e trattenuto due giorni in un ricovero, approfittava dello scompiglio prodotto dallo scoppio di un nostro proiettile di grosso calibro per liberarsi, rientrando fra gravi pericoli nelle nostre linee. – Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagina 121.

 

 

 

Sergente Maggiore Antonio Aureggi da Como,

n. 18815 matricola.

Esempio costante di attività e di valore, sotto il fuoco di fucileria nemica, riusciva con pochi uomini, a tenere la posizione raggiunta, contro truppe soverchianti. Col suo sostegno fermo ed energico, animava altre truppe vicine a resistere a qualunque costo contro l’impeto dell’avversario. Si distingueva, per intelligenza ed ardimento, in molte ricognizioni. – Monte Coston, 18-23 settembre 1915.

pagine 11, 30, 34, 46 e 187.

 

 

 

Soldato Costante Bertoncini da Foresto Sesia (Novara),

n. 4484 matricola.

Sotto il lancio di granate a mano, collocava piuoli e corde in una parete rocciosa che dovevasi scalare, precedendo poi i compagni nella scalata. In un assalto alla trincea nemica, diede mirabile esempio di slancio e coraggio agli altri militari del reparto. – Monte Cengio, 23 luglio 1916.

pagina 73 e 75.

 

 

 

Tenente medico di complemento Oreste Besta da Teglio (Sondrio).

Con lodevole serenità, prestava l’opera sua sotto il violento fuoco dell’artiglieria nemica, che aveva aggiustato il suo tiro sul posto di medicazione e colpiva i feriti. Noncurante del pericolo, faceva poi trasportare i feriti al riparo, ritirandosi per ultimo dal posto di medicazione e trasportando egli stesso un ferito sulle spalle. - Monte Coston, 29 agosto 1915.

pagine 27 e 69.

 

 

 

Tenente Pietro Beccherini da Vernia (Firenze).

Durante un violento bombardamento nemico esponendosi ripetutamente, con calma, serenità ed energia, prestava validissimo concorso nel riunire e rinviare ai propri reggimenti i militari dispersi. – Monte Pasubio, 2 luglio 1916.

 

Ufficiale di collegamento di un reggimento si recava più volte, incurante del pericolo, nei punti ove più ferveva la lotta per assolvere il suo compito, riportando utili informazioni sul nemico e rimanendo ferito. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 90.

 

 

 

Caporal maggiore Amedeo Bianchi da Albizzate,

n. 248407 matricola.

Balzava impetuoso fuori dalle trincee, ed incitando i compagni a seguirlo, giungeva primo sulla posizione avversaria. Esempio mirabile in ogni circostanza di ardimento e di fermezza. – Carso-Montagnola di Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagina 118.

 

 

 

Tenente di complemento Camillo Bianchi da Caronno Ghiringhello (Como).

Con lodevole iniziativa, sotto il violento fuoco avversario di fucileria e artiglieria, coraggiosamente portava la compagnia all’assalto di una difficile posizione e vi si affermava, efficacemente proteggendo di là il ripiegamento di altri nostri reparti. – Monte Coston (Arsiero) 20 agosto 1915.

pagina 11 e 45.

 

 

 

Soldato trombettiere Giuseppe Bianchi da Clivio (Como),

n. 5460 matricola.

Giunto incolume in vicinanza del reticolato nemico incitava i compagni ad aiutarlo nello svellere i pali del reticolato stesso finché cadeva colpito a morte. – Monte Coston, 20 agosto 1915.

pagina 26.

 

 

 

Sottotenente Edoardo Bottasso da Montevideo (Uruguay).

Aiutante maggiore in seconda, nella preparazione e durante tre aspre giornate di combattimento fu bell’esempio d’infaticabile attività di grande ardimento. Gravemente contuso dallo scoppio di una granata nemica mentre recava ai posti avanzati un ordine, prima portava a compimento la propria missione e per pensava a farsi medicare. – Castagnevizza, 19-21 agosto 1917.

 

Con un gruppo di arditi coglieva alle spalle un forte nucleo avversario e sgominatolo col lancio di bombe a mano, faceva una ventina di prigionieri. Contribuiva così a svellere uno dei cardini della linea avversaria lungo l’argine principale, che poco dopo cedeva all’assalto vigoroso delle nostre truppe. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagine 127 e 144.

 

 

 

Tenente complemento Francesco Buccianti da Alessandria d’Egitto.

Aiutante maggiore in seconda, si distingueva per ardimento e sprezzo del pericolo, percorrendo instancabilmente la linea più avanzata per trasmettere ordini e fornendo utili informazioni. Mentre maggiormente ferveva l’azione, visto che pochi erano gli ufficiali superstiti, di sua iniziativa radunava nuclei di militari dispersi e li conduceva coraggiosamente all’assalto. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

 

Aiutante maggiore in seconda, fu collaboratore intelligente, attivo ed entusiasta del suo comandante per la preparazione morale e materiale dell’azione. Alla vigilia nel giorno dell’attacco, fu un bell’esempio per serenità e fermezza di fronte al pericolo. – Castagnevizza, 19 agosto 1917.

 

Sotto il violento fuoco nemico, prodigò largamente la propria attività nel riordinare ed avviare in linea le truppe e nell’assicurare la trasmissione degli ordini. Con singolare coraggio pose in luogo acconcio una mitragliatrice tolta all’avversario e ridusse al silenzio un’altra arma, che produceva sensibili perdite nelle file dei nostri. Ferito leggermente continuò a moltiplicarsi per la preparazione di un contrattacco, durante la quale fu ancora tra i primi. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagine 100, 141, 142 e 143.

 

 

 

Soldato zappatore Giuseppe Castiglioni da Lurate Abbate (frazione Caccivio) (Como),

n. 18072 matricola.

Affrontando il preciso e violento fuoco del nemico trincerato a brevissima distanza, si recava, volontariamente a raccogliere i compagni caduti sotto i reticolati avversari, e vi rimaneva colpito a morte. – Monte Coston, 7 ottobre 1915.

pagina 38.

 

 

 

Tenente Celso Colombo da Milano.

In commutazione della croce di guerra concessagli con decreto luogotenenziale 13 ottobre 1918. Già distintosi, quale comandante di plotone, nei combattimenti che condussero alla presa di Monte Coston e nelle azioni verso Durer, disimpegnava molto lodevolmente, in difficili momenti, le funzioni di ufficiale di vettovagliamento, dando prova di coraggio e sprezzo del pericolo, nonché di elevato senso del dovere. – Monte Coston-Durer, 1915, Castagnevizza, 25 maggio-22 giugno 1917.

pagina 30.

 

 

 

Capitano Massimo De Castiglioni da Milano.

Con coraggio e perizia, cooperò alla caduta di una forte posizione nemica, e, per dieci giorni di seguito, vi tenne salda la sua compagnia, nonostante il tiro intenso della artiglieria e della fucileria dell’avversario, del quale seppe respingere gli attacchi. – Monte Coston, 18-22 settembre 1915.

 

Dava ripetute prove di valore, nei diversi attacchi eseguiti dalla sua compagnia e teneva fermo con la stessa sulle posizioni conquistate, nonostante le gravi perdite subite per il continuo e preciso fuoco nemico. – Altipiano di Folgaria, 3-8 ottobre 1915.

pagine 33, 34 e 47.

 

 

 

Capitano Luigi De Risi da Roma.

Arditamente, dando bell’esempio di coraggio e di sprezzo del pericolo, conduceva la compagnia all’attacco di una posizione nemica. Primo a slanciarsi all’assalto, cadeva colpito a morte da una pallottola al petto. – Oslavia, 24 novembre 1915.

pagina 44.

 

 

 

Aiutante di battaglia Paolo Donadini da Clivio (Como),

n. 34879 matricola.

Spontaneamente si univa ad una colonna d’attacco, sorpassava le difese nemiche, e, postata la propria arma a tergo di esse, dapprima col fuoco e poi con l’assalto, contribuiva efficacemente ad annientare la resistenza avversaria ed a fare prigionieri. – Case Pirami (Cavazuccherina), 5 luglio 1918.

Pagine 139 e 167.

 

 

 

Soldato Pasquale Ferrero da Airasca (Torino),

n. 2696 matricola.

Portaordini di un battaglione, attraversò ripetutamente zone intensamente battute dal tiro nemico, spiegando zelo ed attività singolari per disimpegnare le proprie mansioni, e riconducendo anche in linea reparti rimasti senza ufficiali. Partecipò inoltre egli stesso all’assalto di munite posizioni riconfermando così le prove di valore già date in precedenti azioni. – Case Fornera (Cavazuccherina), 5 luglio 1918.

pagina 103.

 

 

 

Caporale Carlo Formenti da Monza (Milano),

n. 569 matricola.

In ripetuti attacchi sempre primo a balzare su munite posizioni nemiche, con rinnovato ardore e con sempre maggiore accanimento. Sotto il tiro ininterrotto di diverse mitragliatrici avversarie si slanciò con un altro militare contro una di esse, ne uccise i serventi e la catturò. – Case Fornera (Cavazuccherina), 5 luglio 1918.

pagina 170.

 

 

 

Tenente di milizia territoriale Luigi Gasparotto da Sacile (Udine).

Con pochi uomini, sotto violento fuoco d’artiglieria nemica, incurante del pericolo, evitando mine e superando reticolati, con bella prova di grande coraggio e grande fermezza d’animo, raggiungeva la vetta di un monte, fugandone il nemico. – Monte Coston, 23 settembre 1915.

pagine 8, 16, 34, 41, 42 e 148.

 

 

 

Tenente Luigi Ghirardi da Milano.

Col suo contegno calmo ed ardito, contribuì a fermare e a respingere un forte attacco notturno del nemico. Contrattaccò poi risolutamente, uscendo per primo dalle trincee, trascinando i suoi soldati ed animandoli coll’esempio e con la parola. – Castagnevizza, 8 giugno 1917.

pagine 103 e 106.

 

 

 

Capitano Giulio Goehring da Rovigo.

Incaricato di una rischiosa ricognizione si spinse fin sotto i reticolati di una forte posizione nemica riportando utili informazioni al comando e dando esempio di ardimento e coraggio. In molteplici altre circostanze confermò sempre il suo forte animo e l’alto spirito militare. Sprezzante del pericolo, si offerse più volte ad eseguire pericolosi incarichi sempre con efficace risultato. – Monte Coston, 17 settembre-8 ottobre 1915.

pagina 95.

 

 

 

Capitano compagnia mitragliatrici Ruggero Guicciardi da Tresivio (Sondrio).

Alla testa della sua compagnia mitragliatrici ridotta di numero dal violento fuoco d’interdizione del nemico, con ardimentoso contegno seppe trascinare le sue sezioni a rincalzo della prima linea, e postando intelligentemente le armi, contribuì efficacemente all’azione respingendo un contrattacco avversario, sotto un violento bombardamento di artiglierie di ogni calibro. – Castagnevizza, 26 maggio 1917.

 

Durante cinque giorni di combattimento, anche nei momenti critici, e sotto intenso bombardamento, teneva contegno calmo e coraggioso da rendere col suo esempio i propri dipendenti, dei soldati decisi a tutto. – Piave Vecchio, 2-6 luglio 1918.

pagina 142.

 

 

 

Tenente Renzo Guido da Parodi Ligure (Alessandria).

Colla propria compagnia prontamente accorreva in aiuto di altro reparto in un punto minacciato e contribuiva efficacemente ad arginare l’irruzione avversaria. Nel contrattacco successivo, con mirabile ardimento alla testa dei suoi si slanciava all’assalto, sgominando l’avversario, inseguendolo e facendo numerosi prigionieri. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 144.

 

 

 

Sottotenente medico di complemento Ernesto Lattes da Torino.

Con lodevole serenità, prestava l’opera sua sotto il violento fuoco dell’artiglieria nemica, che aveva aggiustato il tiro sul posto di medicazione, e colpiva i feriti. Sprezzante del pericolo, faceva poi trasportare i feriti al riparo, ritirandosi egli per ultimo dal posto di medicazione. – Monte Coston, 20 agosto 1915.

pagina 47.

 

 

 

Sergente Michele Loporchio da Napoli,

n. 12346 matricola.

Instancabile nel compimento del proprio dovere, esempio di ardimento e sprezzo del pericolo concorreva a debellare l’avversario in un furioso corpo a corpo, rimanendo gravemente ferito. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 101 e 141.

 

 

 

Tenente Severino Macchi da Como.

Comandò, con calma e fermezza, la propria sezione mitragliatrici nella difesa di una posizione più volte attaccata dal nemico, contribuendo efficacemente a respingerla. Essendo stata messa fuori servizio una delle armi e feriti vari dei suoi, continuò a tenere il comando dell’unica arma rimastagli, sempre infliggendo al nemico gravi perdite. Veniva ferito. – Monte Cimone, 24 luglio-8 agosto 1916.

 

 

Comandante di una compagnia mitragliatrici, dopo un assalto tornava suoi passi, attraversando una zona violentemente battuta dal fuoco per riordinare e ricondurre avanti un gruppo di soldati rimasti senza ufficiali. Nelle successive fasi del combattimento estendeva la propria azione di comando ai reparti vicini, infondendo in tutti, col prestigio dell’esempio, calma e fermezza. Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagine 11, 76, 77 e 127.

 

 

 

Maggiore Mario Madia da Roma.

Accorso col suo battaglione in un punto minacciato, contribuiva con sagge disposizioni e spiccato valore personale a fermare e contenere l’avversario indi a contrattaccarlo ed a disperderlo. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 142, 150 e 166.

 

 

 

Soldato Emilio Maroni da Varese (frazione Biumo Inferiore) (Como),

n. 34984 matricola.

Tornava da solo arditamente sul campo già abbandonato, e, sfidando il fuoco violento ed il pericolo d’essere catturato dai nemici usciti dalle trincee, raccoglieva un compagno ferito, e lo portava in salvo. – Monte Coston 20 agosto 1915.

pagina 27.

 

 

 

Sergente Ado Marinoni da Tagliuno (Bergamo), n. 2162 matricola.

Addetto al comando di un battaglione accorrente accorrente in rincalzo attraverso una zona violentemente battuta dal tiro d’interdizione nemico, dimostrava calma e coraggio riordinando e guidando in linea nuclei di militari dispersi, ritornando spesso sui propri passi, fra lo scoppio di granate di ogni calibro, pur di assicurare il collegamento. In un successivo attacco avversario, fu prezioso aiuto al comando col percorrere infaticabilmente la linea, guidando rincalzi, tutti incorando ed incitando, e riferendo su ogni minuto particolare dello svolgimento della lotta. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

pagine 67 e 73.

 

 

 

Capitano Osvaldo Mazza da Carinola.

Bell’esempio di ardire e sprezzo del pericolo alla testa della propria compagnia affrontava il pericolo alla testa della propria compagnia affrontava il nemico che irrompeva nelle nostre posizioni, contribuendo a fermarlo. Nel contrattacco successivo guidava con slancio i dipendenti all’assalto, facendo dei prigionieri e catturando materiale di guerra. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 166.

 

 

 

Sergente Alessandro Oldani da Magenta (Milano),

n. 56363 matricola.

Comandante di una sezione di lancia torpedini, allo scoperto sotto l’azione di mitragliatrici avversarie eseguiva efficacissimo tiro sul nemico. Partecipava poi tra i primi al contrattacco trascinando con bello slancio tutti i suoi e costringendo l’avversario a cedere le posizioni ed arrendersi. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 144.

 

 

 

Caporal maggiore Ugo Pasotti,

n. 22291 matricola.

Ferito durante l’azione e caduto nelle mani del nemico, riusciva a sfuggire alla prigionia e nonostante la debolezza causategli dalla copiosa perdita di sangue, si portava al comando del battaglione e gli forniva preziose informazioni. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 145.

 

 

 

Sergente Domenico Partipilo da Carbonara di Bari (Bari)

n. 174 matricola.

Durante il combattimento, incurante del violento fuoco nemico, si slanciava, per ben due volte, avanti alla linea di fuoco, in soccorso di due feriti, li portava entro la linea stessa, consegnandoli ai compagni portaferiti, e ripigliava, poi, immediatamente il suo posto. - Osteria Fiorentini, 18 settembre 1915.

 

Bell’esempio di ardire, si slanciava contro l’avversario incitando i suoi soldati a seguirlo. Travolta la resistenza dei nemici, mentre li incalzava da presso veniva gravemente ferito. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 104.

 

 

 

Sergente Raffaele Raschia da Ancona, n. 23505 matricola.

Spontaneamente si univa ad una colonna attaccante, si infiltrava nelle difese nemiche, e da tergo apriva il fuoco sui difensori. Si lanciava poi solo su una mitragliatrice nemica uccidendone i serventi e catturandola, agevolando così efficacemente l’avanzata della colonna attaccante. – Cavazuccherina (Piave), 5 luglio 1918.

pagina 167.

 

 

 

Soldato Biagio Ravaiolo da Faenza (Ravenna),

n. 18507 matricola.

Fatto prigioniero, in un’accanita mischia, riusciva, dopo poche ore, a fuggire, portando prigioniero il graduato nemico che doveva tenerlo in custodia. – Monte Cengio (altopiano di Asiago), 1° giugno 1916.

pagina 61.

 

 

 

Tenente Carlo Reynaud da Pinerolo (Torino).

Nel recapitare un ordine importante in zona intensamente battura dal fuoco dell’artiglieria avversaria, rimaneva gravemente ferito, e ciò nonostante portava ugualmente a compimento la sua missione. – Valle Fonda, 7 ottobre 1915.

pagina 38.

 

 

 

Soldato Alfredo Rigamonti da Costa Masnaga (Como),

n. 24203 matricola.

Per meglio controbattere il nemico che sparava con mitragliatrici e lanciava bombe nelle nostre linee, si recava in un punto molto esposto, e mentre con nobili parole incitava i suoi compagni vi incontrava la morte. – Monte Caviogio (Vicenza), 26 marzo 1917.

pagina 88.

 

 

 

Tenente medico Giovanni Salamano da Valle Superiore Mosso (Novara).

Organizzava lodevolmente lo sgombro dei feriti ed il risanamento del campo del campo dell’azione dopo aspri successivi combattimenti, esponendosi ripetutamente. Per meglio assolvere il suo compito, stabiliva a poca distanza dalla prima linea un’ambulanza chirurgica, compiendo con calma e perizia, in difficili condizioni, la propria opera. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

pagina 120.

 

 

 

Sottotenente di complemento Antonio Sannella da Palmira (Potenza).

Giunto primo a rincalzo di truppa che già impegnata, sosteneva faticosamente un attacco nemico, si slanciava animosamente all’assalto coi primi uomini che lo seguirono e, con l’impeto dell’urto, ributtava l’avversario dalle posizioni, dando tempo agli altri suoi uomini di giungere e di affermarsi ad esse. – Coston d’Arsiero, 18 maggio 1916.

pagine 11, 58 e 73.

 

 

 

Sergente Luigi Sessa da Ternate (Como), n. 28296 matricola.

Slanciatosi all’assalto, alla testa del proprio plotone, giungeva fra i primi sulle posizioni nemiche. Nelle successive fasi del combattimento dimostrava fermezza e valore, coadiuvando efficacemente il comandante della compagnia. – Castagnevizza, 19 agosto 1917.

pagina 83.

 

 

 

Soldato Florindo Stefanoni da Zorlesco (Milano),

n. 23367 matricola.

Accorreva spontaneamente in un punto scoperto per soccorrere e trasportare al sicuro un compagno gravemente ferito, e riusciva nell’intento sotto le ripetute scariche della fucileria del nemico postato poco lontano. – Monte Caviogio (Vicenza), 25 marzo 1917.

pagina 88.

 

 

 

Sottotenente Alberto Tupone da Messina.

Mosse con impeto al contrattacco alla testa del proprio plotone, travolgendo e fugando il nemico e facendo numerosi prigionieri. Di sua iniziativa ristabilì prontamente la difesa sulla linea più avanzata, catturando le pattuglie avversarie che ancora si aggiravano sulla riva del fiume. – Fagarè di Piave, 16 novembre 1917.

pagina 144.

 

 

 

Sottotenente Ferruccio Vogliano da Aosta (Torino).

Comandante di una sezione mitragliatrici, con azione rapida e decisa noncurante dell’intenso fuoco avversario postava allo scoperto le sue armi, e con tiro efficace conteneva l’irruzione del nemico attaccante. Contrattaccava poi con grande slancio alla testa dei suoi incitandoli con l’esempio e con la parola, bell’esempio di fermezza, coraggio e valore. Fagarè di Piave, 15 settembre 1917.

pagina 142.

 

 

 

Sergente Giulio Zolla da Bergamo,

n. 12634 matricola.

Addetto al comando di un battaglione accorrente in rincalzo attraverso una zona violentemente battuta dal tiro d’interdizione nemico, dimostrava calma e coraggio riordinando e guidando in linea nuclei di militari dispersi, ritornando spesso sui propri passi, fra lo scoppio di granate di ogni calibro, pur di assicurare il collegamento. In un successivo attacco avversario, fu prezioso aiuto al comando col percorrere infaticabilmente la linea, guidando rincalzi, tutti incorando ed incitando, e riferendo su ogni minuto particolare dello svolgimento della lotta. – Castagnevizza, 26-28 maggio 1917.

pagina 73.

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