Pallottole Esplosive

Dai racconti dei partecipanti alle battaglie sul Jadar e sul Tzer emerge un particolare: si udiva una doppia detonazione!

 
Oggi mi sono imbattutto in uno studio Serbo nel 1915 sulle pallottole esplosive. Oltre che dalle testimonianze dei partecipanti ai primi scontri, la conferma è stata anche trovata tra le cartucce dei prigionieri, in apparenza simili, se non per la presenza di una fascetta nera o rossa che cingeva il bossolo vicino al collo. 
Ricordiamo che questo tipo di munizionamento era vietato dalle regole e convenzioni stabilite per il tempo di guerra, per questo motivo mi trovo tra le mani questo studio fatto da un professore svizzero che, con occhio neutrale, analizzava il conflitto appena scoppiato.
Infatti, testimonianze, dei i soldati serbi avevano sottolineato lo "strano" doppio effetto austriaco: " Il colpo secco della palla che parte dal fucile, e la seconda detonazione che pareva prodursi a volte davanti a volte dietro".



Caricatore con cartucce esplosive e la custodia in cartone in una foto d'epoca



Sui pacchi delle cartucce esplosive sequestrate (trovate a casse e trovati anche i nastri delle mitragliatrici riempiti del tutto o in parte) era scritto Einschusspatronen (cartucce per esercizi di tiro), oppure 10 Strick scharfe Uebungspatronen (10 cartucce a palla per esercizi di tiro).
Come possiamo vedere nella figura in basso, impresse sul fondo troviamo la data 1912, l'aquila austriaca e il marchio di fabbrica (Fabbrica dello Stato di Wellersdorf vicino Vienna). Smontando il proiettile, all'epoca, hanno da subito constatato che all'interno del bossolo si trovava la normale polvere da sparo ma nell'ogiva si celava una sorpresa, riporto testuali parole tradotte dal francese:
"La pallottola è congegnata in modo che l'involucro metallico contenesse del piombo soltanto verso la punta e alla base, mentre nello spazio intermedio, vi sono due recipienti. Uno di forma cilindrica, involto in una foglia di piombo, con una capsula di fulminato di mercurio incastrata nel fondo e riempito, secondo l'analisi eseguita nel laboratorio  di Kragujevatz, di una miscela di polvere nera compressa e di un po' d'alluminio, è posto anteriormente; L'altro di acciaio, munito, nell'interno, di una guida di ottone nella quale scorre il percussore, si trova nella parte posteriore".



Una volta che la palla nella sua traiettoria urtava contro un ostacolo, il percussore veniva spinto in avanti dalla velocità acquistata, andando a percuotere la capsula provocando quindi la seconda esplosione. Questi sono proiettili che fino a prima dello scoppio della guerra erano usati solo per la caccia ai grossi mammiferi. 

Esaminando le ferite si può notare come il foro d'entrata è del tutto "regolare" ma il foro d'uscita, riducendo le ossa in brandelli e lacerando la carne, risulta scomposto e molto grande. Le ossa riducendosi in tanti piccoli pezzi offrivano l'effetto a mitraglia, e come tantissime schegge provocavano ferite molto gravi. Un impatto di questo tipo su un arto ne provocava la perdita (salvo rare eccezioni) ed una ferita alla testa o al torace era quasi sempre mortale.



A sinistra il foro d'entrata a destra quello di uscita (scattata dal Dott. Reiss)



Interrogando i prigionieri dell'esercito austroungarico si è stabilito (ricordiamoci che si tratta di uno studio dei primi mesi del conflitto) che i reggimenti dotati di queste pallottole erano il 16°, 26°,27°, 28°, 78°, 96° e 100°. Altra informazione è che prima della guerra i soldati non conoscevano questo tipo di arma e la distribuzione era iniziata nel settembre del 1914. I tiratori scelti e i graduati ricevevano fino a 30 cartucce esplosive e alcuni soldati interrogati affermavano che si trattava di cartucce per la rettificazione dei tiri ma la maggior parte conosceva bene lo scopo delle pallottole "colorate". Molti confessano che erano stati caldamente invitati a servirsene, anche se, ufficialmente, dopo le accuse sull'uso di queste pallottole, gli austriaci cercarono di smentirne l'esistenza al fronte.

Nell'immagine possiamo vedere alcuni frammenti estratti presso l'ospedale russo di Valievo dalla ferita di un soldato serbo. In questo ospedale i medici hanno confermato il massiccio utilizzo da parte dell'esercito austroungarico delle pallottole esplosive. Oltre a questi proiettili gli austriaci usarono anche delle palle espansive o dilatabili denominate "Dum-Dum", tutt'altra cosa rispetto a queste qui trattate. 

Come conclusione aggiungerei una nota che mi è stata suggerita da esperti e collezionisti di munizionamento: dove non esisteva la palla, si creava un espediente sul campo con quelle in dotazione per poter aver lo stesso effetto.

Dott. Riccardo Ravizza  - All Rights Reserved

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