Conservati nel ghiaccio a 3.600 metri di quota

È un insolito scenario anche per chi il recuperante lo fa talmente da tanto. A dire il vero, niente o quasi è cambiato dopo quasi un secolo di tempo. Magnifica cornice naturale di questa scoperta eccezionale sono le vette dell'Ortles-Cevedale, uno dei teatri più affascinanti in cui si è consumata la storica "guerra bianca" ad alta quota. Il lungo scontro ha segnato una parte del confronto alpino tra italiani e austro-ungarici durante il primo conflitto mondiale, sul sottilissimo e altrettanto conteso confine tra Lombardia e Veneto.
La "tripla scoperta" risale con tutta probabilità alla tarda estate del 1918, all'ultimo atto della battaglia di Punta San Matteo, e riporta in auge la morte di tre austriaci rinvenuti integri a testa in giù su una parete ripida. Sostenuti praticamente solo dal ghiaccio. Un rinvenimento comprensibilmente molto sentito dai tirolesi. Il merito della scoperta va a Maurizio Vicenzi, un volontario del soccorso alpino.
 
È il 2004 quando durante una delle abituali ricognizioni della sempre "clemente" stagione estiva tra i ghiacciai, alla riscoperta di frammenti di vita "congelati" delle guerre, con le nevi perenni in fase di ritiro, Vicenzi s'imbatte in qualcosa d'insolito anche per lui: una mano. Armato di ramponi e racchette scende per verificare il "livello" della scoperta. Il grado di sorpresa aumenta grazie alla visione nitida di tutta la scena, che gli mette di fronte tre austriaci. "Identificati" dalle divise, ormai ridotte a brandelli, la pelle rinsecchita e due teschi. Il terzo purtroppo non si è conservato. Tutto ruota attorno ad una "guerra delle nevi" senza esclusioni di colpi, che nell'agosto 1918, meno di un mese prima della morte dei tre, consegna il Monte Mantello agli italiani, con il nemico a questo punto smanioso di riconquistarlo. L'operazione di riconquista austriaca, portata il 3 settembre con la spinta dell'artiglieria e il lancio di gas asfissianti, si rivela determinante, ma non solo. Una pioggia di ghiaccio si riversa nelle gallerie italiane con l'apporto di obici e un mortaio, che risultano devastanti. 
 

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