Le tappe dell’espansione 1911-1936

Libia 1911-1912: Nuove ambizioni coloniali spinsero gli italiani ad impadronirsi delle due province ottomane della Tripolitania e della Cirenaica. Il 29 settembre, dopo un ultimatum inviato il giorno prima da parte dell'ambasciatore italiano a Costantinopoli, un gruppo di cacciatorpedieneri italiani incrociò un torpedienere turco creando così il casus belli. Nel novembre 1911, appena un mese dopo lo scoppio delle ostilità, alcune potenze europee avevano già riconosciuto la sovranità italiana in Libia. Il re, con il governo italiano, decise di continuare la campagna di Libia.


Nel corso del conflitto, l'Impero Ottomano si ritrovò svantaggiato: aveva difficoltà nel competere con la Ragia Marina Italiana e faticava a portare rifornimenti e rinforzi alle sue province africane. Nella primavera del 1912 gli italiani erano in netto vantaggio. Nel luglio del 1912, a Losanna, gli ambasciatori delle rispettive nazioni firmarono il trattato di pace, aiutati anche da una crisi interna dell’Impero Ottomano che provocò la sua resa. L’Italia, presentatasi a Losanna con una schiacciante vittoria sui turchi, ebbe un risveglio interno di spinte nazionalistiche verso i Balcani e sottovalutò, allo scoppio della Grande Guerra, la potenza dell’Impero Ottomano.

La sovranità dell'Italia sulla Libia fu riconosciuta da Russia, Austria, Germania, Regno Unito e Francia; cioè da tutte le maggiori potenze europee del tempo.

 

 

Etiopia 1935- 1936: La macchina coloniale italiana ricominciò a muoversi durante il periodo fascista. Obiettivo principale era quello di creare un grande impero per soddisfare necessità economiche e nazionalistiche. Come disse poi Benito Mussolini: “L’Italia deve avere il suo posto al sole”. La guerra contro lo stato sovrano dell'Impero D'Etiopia iniziò il 2 ottobre 1935. Il giorno successivo, l'esercito italiano mosse dall’eritrea circa 100000 uomini verso l'Etiopia sotto il comando del Maresciallo De Bono. In poco meno di un mese, le basi Etiopi più importanti, compresa Adua, erano già state prese e il Negus Etiope si schierò con gli italiani, permettendo loro di entrare ancora di più in territorio abissino.

Contemporaneamente all'inizio della campagna nel nord, un contingente dalla Somali italiana occupò sul fronte sud i presidi etiopi di Dolo in una ventina di giorni incontrando deboli resistenze. Il 28 novembre gli italiani subirono una pesante sconfitta sul fiume Tecazzè; costretti alla ritirata in posizioni fortificate, le operazioni militari si bloccarono. Una nuova grande offensiva fu lanciata a metà gennaio per evitare che il nemico prendesse l’iniziativa. L' operazione fu un discreto successo.

 

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